Il codice della funzione ritratto del Pixel 2 è ora Open Source

pixel 2

Google Pixel 2 e Pixel 2 XL sono sicuramente tra i migliori dispositivi del 2017. Una delle loro funzioni però potrebbe essere considerata proprio la migliore. Sto parlando della funzione ritratto.

Tanti dispositivi l’hanno implementata, il cosiddetto effetto bokeh, andando principalmente a giustificarne il funzionamento tramite la presenza di due fotocamere posteriori. Così fece Apple con iPhone 7 Plus, così fece poi Samsung. A seguire poi tantissimi altri produttori. Anche Google però ha fatto leva su questa funzione ritratto nei suoi Pixel 2, senza però andare ad aggiungere la seconda fotocamera. Cosa sorprendente, nonostante questa “mancanza hardware” a mio avviso (e di molti), riesce ad offrire la miglior funziona ritratto al momento sul mercato mobile. Ma come è possibile?

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Ovviamente, se non è dovuto all’hardware, il motivo del funzionamento è del software DeepLab-v3+, che Google ha implementato. Trattasi di una tecnologia di segmentazione dell’immagine basata sull’Intelligenza Artificiale, che ha come ultimo scopo quello di capire quali sono gli esatti confini della sagoma del soggetto, in modo da aiutare poi alla precisa applicazione del filtro grafico per generare l’effetto profondità. Ma cosa ci interessa ora tutto questo?

Google ha da poco reso Open Source il codice di DeepLab-v3+, ora accessibili anche a sviluppatori di terze parti. Questo significa (ma non garantisce) la possibilità di veder implementata la medesima funzione ritratto di Google anche su altri dispositivi. Per essere più corretti, “la possibilità di vedere l’implementazione di una funzione ritratto basata sulla stessa tecnologia software utilizzata da Google”. Il fatto che poi il risultato possa essere qualitativamente equiparabile, dipende dallo sviluppatore.

Perchè Google ha condiviso uno degli assi della manica del Pixel 2?

L’obiettivo è quello che questo codice venga sfruttatori lato accademico che dalle aziende, in modo non solo da migliorarne l’efficacia di tale tecnologia, ma anche di poterla applicare a funzionalità a cui Google non ha ancora pensato.

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