Riflessioni sulle lenti FISHEYE

Fisheye

Vorrei scusami con tutti voi per il blocco di alcuni format qui su Spazio curati dal sottoscritto, ma per mancanza di tempo e una serie di eventi che mi hanno portato lontano dalla mia postazione sono stato impossibilitato a registrare le puntate. Vi prometto che torneranno più belli di prima. Dopo questo doveroso chiarimento partiamo. Se mi conoscete almeno in minima parte saprete che io adoro fotografare con lenti grandagolari, spesso questa cosa la tendo a estremizzare attraverso l’utilizzo di lenti fisheye che come ben sapete distorcono in maniera molto forte l’immagine.

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Fisheye

La distorsione, per voi che cosa rappresenta? Per anni mi sono sentito dire che foto del genere non sono ne vendibili e ne fruibili in contesti commerciali. Questa secondo me è una stupidaggine; perché tutta la realtà che noi andiamo a fotografare viene contaminata dalla nostra percezione del contesto in cui ci troviamo, per esempio se io vedo un uomo attraversare la strada io Giorgio farò una fotografia la quale risulterà sicuramente diversa da Mario che sarà diversa da Luigi. E quindi il tutto risulta una propria interpretazione del momento, lo scattare con obiettivi così estremi/particolari fa solamente accentuare un qualcosa che è già intrinseco nella fotografia cioè la non rappresentazione della realtà (definizione forte ma doverosa). Certo molti puristi potrebbero dire che la fotografia è realtà nel momento che questa viene utilizzata nel fotogiornalismo. Secondo me neanche in questo caso può essere considerata attinente, perché il fotografo può aver volutamente dato quel taglio a quello scatto al fine di accentuare o meno un qualcosa. Il fotografo in quel momento sta decidendo di raccontare una storia, con una determinata focale da una posizione ben precisa e che inevitabilmente sarà determinante nella spiegazione della storia. Parliamo un secondo di focali, molti per anni mi hanno detto che le focali «normali» sono da considerare da un range che va da 24 fino a 35mm in funzione del sensore che stiamo utilizzando. Ecco, questa cosa non la digerisco. Personalmente penso che ognuno di noi sia libero di trovare il proprio standard ed essere libero di utilizzare qualsiasi focale indistintamente dal contesto di utilizzo, il che si tramuta in personaggi che girano con tele in città, io che mi muovo con un fisheye super wide a fare della street e il tutto risulta più personale più magico. Certo il voler dare una standardizzazione è importante per mettere ordine, ma che questa venga presa come una legge in terra no. Spesso vedo che vengono anteposti alla bellezza del raccontare tramite uno strumento i tecnicismi, il tutto però fa scemare la cosa ad un mero gesto tecnico e meccanico, senza vita e senza amore. Il raccontare lo si può fare con qualsiasi focale e con qualsiasi mezzo purché sia quello più idoneo per te.

Per chiudere questa riflessione e scusarmi ancora per il breve stop di Fotografia in Pillole, vi spiego perché mi piace usare lenti wide o addirittura fisheye. Come dicevo all’inizio io ho una visione della realtà, o banalmente della scena che sto andando a girare o fotografare molto grandangolare,nella mia testa infatti la immagino più larga possibile, così da portare il soggetto che andrà a vedere la foto/video dentro la scena, stuzzicando anche la mente dello spettatore nell’andare a ricercare tutti i particolari che inevitabilmente entrano in campo usando tali focali.

Scrivere la biografia è la cosa che mi spaventa di più, ma proviamoci. Sono un viaggiatore incallito appena ho un momento prendo e scappo via, porto sempre con me una fotocamera e una lente super wide magari anche fish-eye. Quando vedete il mio nome significa che si sta parlando di wearable, fotografia, Linux o di tastiere meccaniche, che acquisto in maniera compulsiva. Profondo sostenitore che i switch migliori non esistono vago per il web alla ricerca di nuovi mondi inesplorati [click].