Videogiocatori di tutto il mondo hanno atteso per anni di essere in grado di avere tra le mani e quindi di indossare un potente occhiale VR. Palmer Luckey, fondatore di Oculus, pioniere della realtà virtuale, aveva già mostrato un prototipo per computer alla fiera E3 di Los Angeles nel giugno 2012. Ma anche dopo l’acquisizione di Oculus da parte di Facebook nel marzo 2014, ci sono voluti altri due anni di sviluppo, fino a quando il dispositivo, infine è arrivato sugli scaffali di tutto il mondo.
Oltre a Facebook (Oculus Rift) e HTC (Vive), ci sono Sony (Playstation VR), Samsung (Gear VR) e Google (Daydream) sul tema della realtà virtuale. Un Oculus Rift attualmente costa circa 600 euro mentre HTC Vive costa circa 900 euro, ma entrambi i dispositivi hanno lo scopo di rendere hardcore il videogiocare ai milioni di gamers sparsi in tutto il mondo e che sono disposti a spendere un sacco di soldi per la migliore esperienza VR possibile. È necessario inoltre, per vivere l’esperienza virtuale nel migliore dei modi, un potente PC Gaming, che costa molto più di 1.000 euro.
Ora, al di fuori del mondo dei videogiochi, poche persone sono disposte a spendere più di 2000 euro per un’esperienza di gioco in un mondo virtuale. Nel mese di febbraio, i media statunitensi hanno riferito che la più grande catena di vendita al dettaglio di elettronica degli Stati Uniti, Best Buy, hanno rimosso 200 delle 500 demo per Oculus Rift perché l’interesse dei clienti era completamente diminuito, infatti in pochi giorni non un singolo cliente aveva provato e dimostrato interesse per gli occhiali VR.
Quel sogno ad occhi aperti:
Oggi il fondatore di Oculus messa da parte l’esperienza vissuta con Facebook, non si fa intimidire dalle notizie negative circa la realtà virtuale ma afferma di continuare ad investire pesantemente nella tecnologia.
In tutto questo, Google, “gioca” fino ad oggi con la sua piattaforma VR Daydream con visori che permettono ai videogiocatori che hanno meno soldi di vivere comunque la realtà virtuale dando una marcia in più nella vita digitale. Ma che cos’è più precisamente Daydream? È un sistema sul quale si basano (e si baseranno in futuro) tutte le Apps (presentata lo scorso anno durante il Google I/O 2016) che devono funzionare in un ambiente di Realtà Virtuale (o più semplicemente VR). Questa piattaforma è compatibile con l’ultima versione di Android (che è Nougat al momento) e fa uso di uno speciale paio d’occhiali nel quale è possibile inserire il proprio Smartphone. È qualcosa di completamente diverso dal vecchio Cardboard o il decente Gear VR. Google ha lavorato molto duro per ottimizzare al massimo il sistema operativo in modo tale da fornire le migliori performance possibili in campo VR. Tuttavia, né il “sogno ad occhi aperti” VR né il Gear VR di Samsung possono competere in termini di qualità e di precisione con i più costosi occhiali VR in circolazione.
Oltre ad avere degli accessori precisi per tener fermo lo Smartphone, Daydream offre il supporto per l’uso d’un piccolo controller aggiuntivo, già incluso. La composizione completa si chiama Daydream View ed ha un costo se vogliamo contenuto: non supera i 69 euro. Essendo fatto per gli Smartphone e l’intero sistema ha il suo codice proprietario, Daydream può offrire un esperienza superiore grazie ai programmi (Apps) fatti apposta per la piattaforma. Vi sono meno interferenze e imperfezioni di programmazione grazie a queste personalizzazioni.
L’ottimismo di Clay Bavor e Google Daydream in concreto:
Clay Bavor, che è vice presidente di Google, riconosce che la sua attività in corso dopo una grande campagna pubblicitaria ha attraversato un “periodo di flessione” ed afferma che: “Questo è il caso di molte nuove tecnologie. Ma poi si risale.” Con i nuovi occhiali Daydream si può vivere un’esperienza ancora più profonda di quanto si possa credere perchè i movimenti nello spazio sarebbero molto meglio registrati che nei precedenti visori.
Così Google ha programmato per il Museo delle Arti di Detroit sulla sua piattaforma un’applicazione in grado di rendere i contenuti di un antico sarcofago chiuso dell’Egitto visibile sullo schermo. I visitatori del Museo possono non solo vedere da vicino la bara di una mummia ma addirittura notare che gli manca un dito del piede! Bavor immagina che nel prossimo futuro tutte le classi delle scuole che utilizzeranno tablet o smartphone potranno studiare da vicino fenomeni naturali come gli uragani oppure un’eruzione vulcanica. Tuttavia, il manager di Google ne parla in chiave futura ed afferma che: “Ci vorrà del tempo prima che questa idea diventi realtà. Ma non è più fantascienza.”
Un giorno forse non troppo lontano…
In conclusione, in futuro probabilmente avremo visori talmente potenti e miniaturizzati da essere inseriti sulle montature degli occhiali da sole e da vista, senza grandi ingombri e senza cavi che ci tengono costretti ad un computer da tavolo. Una sorta di versione evoluta e davvero funzionante dei Google Glass il progetto molto ambizioso di Google ormai quasi del tutto abbandonato dopo gli insuccessi registrati negli ultimi anni. Ma anche pensando alla migliore tecnologia possibile, è difficile ora come ora immaginare un futuro in cui inforcheremo un paio di occhiali per vedere i nostri amici, senza vederli veramente, in ambienti virtuali in cui giocare a biliardo o guardare insieme un film, ma chissà d’altronde sognare è lecito!